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ANTICHI GIOCHI AFRICANI

Il gioco della Iena

Si tratta di un gioco estremamente popolare presso le tribù del Sudan, dove viene giocato scavan-do in terra il percorso e utilizzando sassolini e bastoncini come pedine e dadi. Il percorso di gioco è a forma di spirale, con una struttura simile sia all'antico gioco egizio del Serpente arrotolato che al moderno Gioco dell'Oca. La casella di partenza, all'esterno della spirale, rappresenta il villaggio, quella finale, al centro della spirale, il pozzo. Il numero di caselle che compongono il percorso è del tutto casuale e dipende dalla dimensione che si vuole dare al gioco. La tradizione vuole che ogni casella rappresenti un giorno di viaggio.
Ogni giocatore dispone di un segnalino che rappresenta la "madre", la quale deve percorrere la strada che conduce dal villaggio al pozzo. Come dadi si utilizzano tre bastoncini di uguale dimensione ottenuti tagliando a metà un rametto, così che ogni bastoncino abbia un lato piatto bianco e uno curvo colorato. I tre bastoncini determinano il risultato di ogni turno di gioco: 
Un lato bianco corrisponde a un "taba".
Due lati bianchi valgono 2 punti e la fine del proprio turno.
Tre lati bianchi valgono 3 punti
Tre lati colorati valgono 6 punti.
Al proprio turno di gioco si possono lanciare i bastoncini più volte, fino ad ottenere un "2", punteggio che determina l'ultimo lancio del proprio turno.
Per far partire la madre dal villaggio bisogna ottenere un "taba", quindi si lanciano nuovamente i bastoncini e si muove di tante caselle quanti sono i punti ottenuti. Ogni volta che si ottiene un "taba", si fa un segno sul terreno. Alcune azioni di gioco richiedono di "spendere" uno o più dei "taba" ottenuti in precedenza.
La madre deve raggiungere il pozzo con un punteggio preciso, ma se il giocatore possiede un numero di "taba" sufficienti, può pagare la differenza fra il punteggio ottenuto e la distanza ancora da percorrere.
Una volta raggiunto il pozzo, la madre ha bisogno di due "taba" per lavare i suoi abiti e altri due per intraprendere il suo viaggio di ritorno verso il villaggio. Se il giocatore non possiede abbastanza "taba" deve continuare a tirare i bastoncini fino ad ottenere quelli che gli servono (ricordate che ogni giocatore continua a lanciare fino a che non ottiene un "2"). Il giocatore che riesce a riportare per primo la propria madre al villaggio vince la partita, ma fa anche scattare la seconda fase del gioco, che ne determina il nome.
Dal villaggio, infatti, parte un'altra pedina che rappresenta una iena e che si muove ad una velocità doppia rispetto al punteggio ottenuto.
Una volta raggiunto il pozzo, la iene deve "pagare" dieci "taba" per abbeverarsi a ripartire. Nel suo viaggio di ritorno, la iene mangia tutte le madri che si sono attardate lungo il percorso e non sono ancora riuscite a tornare al villaggio.
A seconda del numero di giocatori, si possono ottenere diversi livelli di vittoria in base al numero di madri avversarie divorate dalla propria iena.


AWELE

E' un gioco nazionale dell'Africa nera. I giochi che presentano dodici caselle (6x2) sono molto diffusi in tutto il mondo, ma in genere si tratta di passatempi del tutto diversi, come il tric-trac, che deriva dal ludus duodecim scriptorum romano, e altri, rinvenuti nei più antichi ipogei senza che se ne potessero rintracciare le regole. Invece è certa una parentela tra il gioco africano e quello che si gioca nelle isole della Sonda e nelle Filippine; parentela antichissima, precedente alla diffusione che di questo gioco hanno fatto gli Arabi.
In Africa, come in Insulindia, l’Awélé era, ed è spesso rimasto, gioco sacro, riservato agli uomini e ai signori e, qualche volta, ai sacerdoti. Il tavolino da gioco - sempre di legno prezioso, spesso ricoperto da placche d’oro e d’argento - rappresenta l’arca sacra delle mitologie indigene, le biglie che vengono fatte girare raffigurano il movimento delle stelle.
E’ questo il solo gioco, in Africa come nel Borneo, che si pratichi su un determinato mobile; in Costa d’Avorio questo mobile, su cui durante il giorno uomini, donne e bambini hanno giocato all’Awele, la notte viene lasciato all’aperto, perché su di esso facciano la loro partita gli dei e nessuno si arrischia a continuare a giocare una volta sopraggiunto il tramonto. Solo quanto muore il re, i candidati alla sua successione giocano all’Awélé tutta la notte; il vincitore sarà il nuovo re, scelto dagli dei.
Gli schiavi neri hanno trasportato il gioco in America, dove viene praticato ancora in Louisiana e nelle Antille col nome di Adjii. In Brasile è scomparso come gioco popolare, ma conserva il suo ruolo sacro nel rito dei candomblés. (da Guida ai giochi insoliti, curiosi e no, a cura di René Alleau, Sugar Editore, s.d.).

Da alcuni decenni l’Awélé si sta diffondendo anche in occidente. Gli esperti di storia dei giochi, che lo hanno giustamente rivalutato, lo considerano uno dei tre più "nobili" e significativi giochi di strategia espressi dall’umanità, insieme con gli scacchi, provenienti dall’India, ed il GO, nato in Cina e passato poi in Giappone.

Per motivi storici e culturali le regole dell'Awélé non sono mai state unificate, e non esiste, a tutt'oggi, una federazione internazionale di questo gioco. Sicchè vi sono molteplici versioni del regolamento, e varianti che prevedono anche un numero di "pezzi" superiore a 48, o un numero di "case" inferiore o superiore a 12. Lo stesso nome del gioco varia da zona a zona dell'Africa: Awélé, Mancala, Wari, ecc. ecc.

L’Awélé si gioca tra 2 giocatori con un tavoliere comprendente 12 "case" disposte su due file parallele di 6 case ciascuna e 48 pezzi ("semi").
La realizzazione pratica di questo materiale è molto variabile. Occorre tuttavia che le case siano incavate per contenere i pezzi, e che questi ultimi siano facili da prendersi in mano a maneggiarsi rapidamente. Per lo più vengono utilizzati dei veri e propri semi (come è tradizione in Africa), o sassolini, o conchiglie.
D'ora in poi chiameremo convenzionalmente "semi" i pezzi del gioco.

L'obiettivo dei giocatori consiste nel prendere il maggior numero possibile di semi, tenendo presente che questi non appartengono, in realtà, a nessuno dei due ma vengono manovrati alternativamente da entrambi.
Per una descrizione dettagliata rimandiamo al sito http://www.rigocamerano.org/ludoawe.htm