Storia
delle bambole
Nell'antico Egitto A Tebe sono state ritrovate molte bambole, quasi sempre prive di articolazioni, in terracotta dipinta, spesso solo abbozzate o costruite senza gambe e braccia, alcune delle quali conservano ancora la capigliatura con perline in falence infilate in cordicelle sulle nuca a intervalli regolari. Presso il Museo del Cairo sono visibili alcune figurine in argilla,
destinate a far parte dei corredi funebri posti accanto alle mummie.
Realizzate con estrema semplicità potrebbero sembrare ad un primo esame,
figurine di tipo religioso ma il particolare della mobilità delle braccia
(articolate alle spalle per mezzo di perni meccanici) ci dichiara la loro
funzione. Numerose anche le bambole di stracci rinvenute in varie tombe. Le Bambole nell'antica Roma La più famosa bambola pervenutaci dall’antichità è stata scoperta nel quartiere Prati di Roma il 10 maggio 1889 nella tomba di Creperia Tryphaena, una fanciulla tra i diciassette e i diciannove anni sepolta accanto al padre. Il fatto che sia stata rinvenuta nella tomba una bambola, indica che la fanciulla morì prima di sposarsi infatti era usanza, dopo la cerimonia nuziale, che la sposa donasse i giocattoli della sua infanzia ai Lari o a Venere. Il ritrovamento ispirò al poeta Giovanni Pascoli un poemetto in lingua latina. “…Venerique pupa nota negata est” “…riconosco la bambola promessa invano a Venere” La bambola è di legno e con essa è stato ritrovato un piccolo cofanetto, che conteneva due pettinini e uno specchio d’argento: gli oggetti da toilette della bambola. Quest’ultima aveva, infilati a un dito, due anelli d’oro. Uno di questi portava una piccola chiave usata per aprire gli scrigni dei gioielli. La bambola è alta venti centimetri, il viso è scolpito, la ricca acconciatura è rappresentata con cura (i capelli raccolti in trecce e poi girati intorno al capo) e i lobi delle orecchie sono forati per gli orecchini, le braccia e le gambe sono articolate. Per il concetto educativo secondo cui le bambole e i balocchi potevano offrire un insegnamento ai fanciulli, alcune bambole riproducevano le fattezze di divinità femminili. Gli artigiani costruttori di bambole erano chiamati giguli. La produzione antica prevedeva bambole che potevano essere vestite e svestite, i visi erano curati, i capelli e i copricapi dipinti, gli occhi truccati, le labbra dipinte di rosso. Alcune, destinate alle bambine delle classi più abbienti, erano dotate di ricchi corredi e indossavano abiti costosi.Ci sono anche pervenute bambole senza articolazioni, in posizioni fisse. LA BAMBOLA NEL ‘600 Abbiamo notizie di bambole di cera risalenti al 1669, in occasione di un’esposizione "Il tempio di Diana" tenutasi per la fiera di S. Bartolomeo. Le bambole prodotte con tale materiale erano dipinte in modo così superbo da sembrare vive. Alessandro Manzoni racconta nei "Promessi Sposi" (cap. IX) parlando della futura Monaca di Monza:"Bambole vestite da monache furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavano monache; e que’ regali eran sempre accompagnati con gran raccomandazioni di tenerli ben di conto, come cosa preziosa, e con quello interrogare affermativo " bello eh?".Diverso aspetto hanno le altre bambole: rigide ed imbustate in corsetti steccati, incorniciate da pesanti gorgiere, con abiti sostenuti da amplissimi guardinfanti, destinati a suggerire continui balli e ricevimenti a corte. Le bambole, considerate oggetti di lusso e doni eccentrici, continuano a incuriosire e divertire specialmente gli adulti: ai bambini, più fortunati passano di seconda mano. Per i meno abbienti, un pezzo di stoffa, un ramo rozzamente intagliato, semplici oggetti d’uso domestico opportunamente trasformati dalla fantasia, diventano bambole vere, da amare e coccolare. Alla fine del ‘600 si afferma l’uso della cartapesta accanto al legno e alla cera per realizzare le teste. In Inghilterra vengono prodotte bambole con teste appunto di questo materiale, finemente dipinte, montate su corpi di legno con articolazioni abbastanza evolute. Le prime bambole inglesi erano intagliate con semplicità: venivano scolpite in un unico pezzo di legno e ricoperto in parte da gesso su cui erano poi dipinti i particolari. Queste bambole portavano abiti alla moda fabbricati con scampoli di seta, gonne imbottite di cotone, corsetti e biancheria di lino, e avevano capelli scuri veri, fissati alla testa. Le bambole più pregiate avevano orecchie, naso e mento intagliati; alle meno pregiate venivano applicati al corpo, con chiodi e con ritagli di pelle o di lino, arti lavorati grossolanamente. A volte anche il seno veniva lavorato ad intaglio. La Germania avviò la produzione a mano di bambole di qualità superiore rispetto a quelle inglesi: vantava già una tradizione di intaglio del legno grazie alla lavorazione di soggetti religiosi e personaggi per il presepio. Il volto delle bambole tedesche era più curato e il corpo finemente modellato e articolato. Grande la cura dei particolari, come calze elaborate e fibbie d’oro. LA BAMBOLA NEL RINASCIMENTO Attraverso il "gioco" la fanciulla imparava a vestire la bambola e quindi se stessa, l’aspetto ludico si univa al rito del vivere aristocratico. Sono assai interessanti due illustrazioni dell’"Hortus Sanitatis", raffiguranti un curioso personaggio intento a fabbricare bambole di legno intagliate. Ve ne erano di semplici, rivolte ad un ampio mercato, vendute da ambulanti nelle fiere, durante le feste, e altre più raffinate, destinate alla nobiltà, spesso costruite su commissione e fornite di ricchi guardaroba atti ad illustrare la moda del momento. Dalle carte di Caterina de’ Medici ci è pervenuta una curiosa annotazione: al momento della sua morte (1589) risultano annotate nel suo inventario personale sedici bambole delle quali otto vestite a lutto. Generalmente la testa e il busto erano di legno intagliati e dipinti con una certa ingenuità, il naso diritto, sopracciglia indicate con un semplice tratto di pennello, bocca rossa atteggiata al sorriso e tocchi di rosso sulle guance. Parrucche di fibre naturali o di capelli veri erano applicate sulla testa. Le braccia potevano essere smontabili per facilitare la complessa vestizione, mentre le gambe spesso erano inesistenti e al loro posto una gabbia conica di cerchi di legno faceva da supporto alle ricche vesti sostenendo la bambola. La bambola ("pua") aveva, spesso tutto il suo ricco corredo contenuto in cassette o forzieri foderati internamente di seta . Era vestita di broccato (tessuto permesso soltanto a grandi dame e di solito usato per confezionare vesti nuziali), o in velluto, di quelli più pregiati, color "cremesino" e a "due pilli" cioè di tessitura più folta rispetto a quelli ad un pelo. Sette braccia di damasco, vennero usate per una veste di una pua. Altre avevano abiti di broccato d’oro, cremesino, zetanino, raso verde morello, broccato d’oro alessandrino, broccato d’argento, taffetà alessandrino. LE BAMBOLE NELL'800
In Francia la cartapesta per le teste delle bambole venne usata fin dal XVI secolo. Dal 1820 le fabbriche di giocattoli tedesche iniziarono a produrre in serie teste di bambole a stampo in cartapesta. Verso il 1830-1840 si fece largo uso della cera per il viso; gli occhi erano in vetro, i corpi in stoffa o pelle, mani e piedi in legno. Bambole di legno di buona qualità furono costruite in grande abbondanza fino alla metà del XIX secolo. L’articolazione veniva creata grazie ai collegamenti con materiali elastici solo dopo il 1860. Le bambole portavano cappelli sfarzosi (arricchiti da pizzi e fiori) che nella maggior parte dei casi si legavano sotto al mento con un grande fiocco; oppure il basco, di solito in tinta unita, anch’esso decorato da ciocche e fiori e parasoli bordati di pizzi. Avevano capelli lunghi con boccoli e spesso con la frangia. Indossavano abiti di tonalità rosa, azzurra oppure bianco o crema e sfoggiavano collane di perle con ciondoli smaltati e scarpette legate alla caviglia da nastri o bottoncini. I costruttori più conosciuti sono Charles Marsh e Lucy Peck. Negli Stati Uniti Izannah Walker costruì bambole semplici e robuste; Martha Jenks Chase dal 1880 produsse bambole in tessuto di cotone o seta in maglia elastica imbottita di cotone idrofilo. Verso la fine del XIX secolo l’America produsse bambole di legno; la prima fabbrica risale al 1882. Le bambole stampate su cotone da ritagliare, cucire e imbottire, sono un settore importante del collezionismo. Le bambole-bambino hanno la bocca chiusa, i lineamenti paffuti, occhi in vetro, sopracciglia e capelli infilati e testa poco snodata. Augusta Montanari produsse le prime bambole bebè e quelle riproducenti le fattezze della famiglia reale. Alcune ditte, nella ricerca del verismo, cominciarono ad usare, per la fabbricazione delle teste, la porcellana. La maggior parte delle bambole di produzione tedesca e francese soppiantarono ben presto cera e cartapesta. Queste bambole hanno la testa e gli arti in porcellana cotta due volte, i corpi sono in legno, stoffa o pelle di capretto. Molto ricercata la bambola ottocentesca chiamata la “Parisienne”, vestita secondo la moda dell’epoca. Nel 1899 i costruttori di bambole francesi, temendo la concorrenza dell’alta qualità tedesca, formarono un consorzio, la “Societè Francaise de Fabrication des Bèbès et Jouets”. La ditta J.D.Kestner, tedesca, specializzatasi in bambole in cartapesta e cera, in seguito divenne famosa per le bambole con la testa in biscuit. Molto ricercate erano le bambole “Springfield” con la testa in legno, mentre mani, piedi e giunture erano in metallo. La bambola “olandese” aveva capelli e occhi dipinti, orecchie intagliate e ottime proporzioni. Oggi queste bambole sono oggetto di collezionismo. Le bambole “indistruttibili” erano realizzate con un impasto a base di carta o polpa di legno, che il costruttore preparava secondo una propria ricetta. Composizioni con gesso furono usate per le spalle e l’incavo della testa. LE BAMBOLE NEL 900
Questo articolo apparso su una rivista edita in occasione di una mostra di bambole, testimonia il "nuovo" ideale di donna destinato ad affermarsi nel XX secolo. Tramonta l’era delle festose "poupè-parisiennes" e anche i bebè di Parigi perdono terreno.NUOVE TIPOLOGIE: IL BEBÈ CARACTÈREGli anni tra il 1900 e il 1915, vedono la Germania definirsi come nazione guida del campo del giocattolo e della bambola. Dopo aver contribuito al crollo dell’industria francese adesso invade i mercati europei e d’oltre oceano con l’ultimo nato: il bebè caractère. Si intende con tale termine un tipo di bambola o bambolotto, il sesso è ancora definito dal vestito , rappresentante generalmente il neonato o comunque un bambino di pochi mesi, il cui viso ha l’espressione caratterizzata da una smorfia, atteggiamento gioioso o stupito, a seconda del gusto dello scultore. Nasce a Monaco nei primi anni del ‘900: un gruppo di designers e fabbricanti di bambole, tra questi Marian Kaulitz cerca di realizzare modelli di pupe derivati dalla realtà, che trovano un immediato successo e diffusione. Caratteristici i bebè-caractère francesi destinati a una scarsa diffusione forse per il costo come conferma la rarità sul mercato odierno d’antiquariato. Una vasta gamma di numeri di serie fabbricati rimane ancora oggi sconosciuta, fatta eccezione per i più noti che riscuotevano già allora successi tra le giovani padroncine. Ricordiamo i numeri dal 226 al 238, (prodotti tra il 1905 e il 1914), il curioso numero 239, detto "Paulbot" dal nome del suo scultore, il numero 306, ritratto della allora principessa Elisabetta d’Inghilterra. L’interesse per il mondo infantile non più idealizzato diviene vanto dell’industria tedesca. I bebè-caractère tedeschi conquistano subito il cuore di migliaia di bambine che ansiose di essere mamme si abituano alla manipolazione del neonato, fragile e delicato. Il corpo continua ad essere in cartapesta: si possono così trovare bebè con corpi composti da tronco, braccia e gambe articolate alle giunture delle spalle e delle anche. I bebè–caractère sono modellati in posizione fetale, con gambe e braccia generalmente incurvate e contratte altri modelli hanno corpi definiti "toddler" più articolati che permettono una posizione eretta del bebè. In altri casi vi sono corpicini semplicissimi costruiti in telina leggera imbottita, molto gradevole al tatto, vicini alla sensazione di morbidezza che può dare un neonato, a volte con un semplice meccanismo per la voce. Le teste sono in bisquit e più avanti celluloide; sopravvive anche l’uso della cera. La fabbricazione procede ormai seguendo la tecnica della colatura in stampi: spesso il bisquit è già tinto di un rosa pallido nella miscela liquida. La grande varietà di modelli che le numerose fabbriche immettono sul mercato presenta modifiche nelle teste. Ne vengono prodotte con i capelli dipinti o modellati, gli occhi ad "intaglio", in sostituzione di quelli di vetro, mobili o fissi. Altrettanto accade per la bocca che continua a mostrare i dentini mentre in alcune serie tra le più note torna ad essere chiusa, al fine di accentuare l’espressione. Marseille produce un modello di grande successo, il DREAMBABY, rappresentante un neonato con la testa appena coperta da un accenno di peluria e la bocca socchiusa su due dentini, il corpo è in telina con le manine in celluloide. Il grande successo di questi neonati è dovuto in gran parte al modello "BY-LO-BABY", ad opera di un’americana. La sua ricerca passa attraverso un esame tra centinaia di neonati, all’ospedale di Los Angeles, risolvendosi con la scelta di un bambino di tre giorni di vita. La testa realizzata in bisquit, da nomi prestigiosi, i corpi sono in semplice telina con mani di celluloide. Molti tra i più bei bebè e bambole caractère hanno la sigla K-R intervallate da una stella a sei punte. Nel 1901 viene registrato in Germania una delle più riuscite bambole che raffigura una bimba dall'espressione lievemente corrucciata e pensierosa. Con il 1909 viene depositato il modello numero 100 "BABY", detto dai collezionisti "Kaiser-baby"e ne l 1910 nasce la famosa serie di bambini: Carle, Elsie, Hanse, Gretchen, Peter e Marie. Spesso, a causa dell’insuccesso di un’espressione il calco viene distrutto. Generazioni di bambole e bebè escono da fabbriche note, sono gli anni in cui i bebè-caractère si tingono di tutti i colori, formando una folla cosmopolita. Il pubblico dei compratori è ormai attento. Sembrano lontanissimi i tempi in cui, tingendo semplicemente un bebè di serie, si riusciva a convincere tutti della sua assoluta "negritudine". La caratterizzazione rappresenta la carta vincente: si arriva a produrre stereotipi quasi caricaturali. È il caso delle bambole dette "googlie" dove la fisionomia diviene invece perfettamente fumettistica. La bocca sorridente contribuisce a fare di questa bambola una simpatica mascotte. Incontra un grande successo a livello mondiale l’ americano KEWPIE: si tratta di una bambolina interamente in bisquit, di basso costo, con articolazioni tra le spalle e le braccine. In Italia ad opera di Ernesto Peruggi, trova un suo alter ego, il CIRILLINO. Nel 1920 sono molto popolari negli USA e anche in Europa: i modelli sono Rossella O’ Hara, Alice nel paese delle meraviglie e la Principessa Elisabetta. La Wellings fu uno dei pochi costruttori di bambole a usare il velluto. Solo le bambole di grande valore vengono falsificate: il falso più comune è una testa di bisquit moderna inserita nel corpo originale; si aggiunge una parrucca in mohair, una calotta in sughero, gli occhi in vetrosoffiato l’ inganno è completo. La sostituzione di parti è accettata in questo settore ma ovviamente il prezzo … scende. Verso gli anni ’40 le bambole copiavano dall’ abbigliamento delle bambine abiti variopinti corti al ginocchio che lasciavano intravedere i pizzi delle mutandine, sopra si indossavano i grembiuli bianchi; calze di pizzo e scarpette di vernice nera legate con delle stringhette. Di moda i capelli alla SHIRLEY TEMPLE: boccoli lunghi fino alle spalle. LA MITICA BARBIE
La serie che vede Barbie e Ken con costumi rappresentanti i diversi paesi, è la "Barbie e Ken doll’s travel costumes". Prodotti nel 1964 questi costumi sono pensati in coppia e in questo viaggio immaginario toccano il Messico, la Svizzera, l’Olanda, le Hawaii, l’India, l’Indonesia, la Cina, l’Italia, la Scozia, l’Irlanda, la Svezia, la Spagna, il Perù, la Germania, l’Islanda, il Canada, la Russia, la Nigeria, il Brasile, la Malesia, la Giamaica. |