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Giochi del 500-700

IL BILBOQUET 

Il Bilboquet che risale al 500’ è un gioco di abilità praticato in tutto il mondo con nomi diversi. Può essere di legno, avorio, osso, plastica ma lo scopo resta sempre lo stesso: tentare di introdurre una palla, un osso o un anello (che si dondola in fondo) ed uno spago in una coppetta o sulla punta di un apporto di legno, che si tiene in mano. Sembra facile quando si vede un eschimese, che infila un osso in una sbarra, nove volte su dieci, ma la mano nono si acquista facilmente e coloro che hanno in pugno questa abilità possono andare orgogliosi del loro talento. Gli eschimesi del Canada la chiamano “Ajaqaq” e lo costruivano scolpendo nelle ossa degli animali che catturano. Vi si giocava in inverno e inizio primavera perché ritenuto in grado di sollecitare il ritorno del sole. Gli indiani della costa nordoccidentale avevano molto interesse per questo gioco, sul quale facevano consistenti scommesse, secondo la formula “Unakiute”. 


Nel 700 a seguito del romanzo pedagogico la ”Emile” di Jean Jacques Rousseau e grazie anche alle idee dell’illuminismo si inizia a riconoscere il bambino come oggetto di un’attenzione specifica, un individuo con esigenze proprie in vari campi, compreso l’abbigliamento: vengono creati, per il bambino abiti più semplici e comodi. Si stampano, i primi libri per l’infanzia, si producono i primi oggetti da porre in uno spazio a lui destinato: la sua cameretta ed i primi giocattoli. Sono, della fine del’700 i primi automi, macchine miniaturizzate che riproducono i mestieri dei padri, nascono i cavallucci a dondolo e anche le bambole che riproducono un infante di cinque, sei anni.E’ del 1760 un articolo di maria Edgeworth che illustra le potenzialità educative dei giocattoli. Nel 1771, appare la prima pubblicità di tamburini, sonagli e bambole. Man mano che il bambini conquista un suo spazio sociale e che il mondo adulto si pone il problema di progettare per i suoi figli un’idea di futuro, i balocchi cambiano forma e funzione.Così, il giocattolo diventa un oggetto raffinato e prezioso: automi, casette di bambola in miniatura. Durante la Rivoluzione Francese, i bambini possono giocare persino con piccole ghigliottine. 


AUTOMI MECCANICI 

Già civiltà antichissime trovarono modo di dare movimento a simboli e personaggi della loro vita. Furono i primi navigatori, lo stesso Marco Polo a portare dall’Oriente all’Europa giocattoli che specialmente nel ‘700 sarebbero diventati vera moda presso le più lussuose corti: i giocattoli automi. Di Jacqus Vaucanson, francese, sono due fantasiosissimi automi: uno del 1737, rappresenta un musicante che con il flauto esegue, muovendo tutte le dita delle mani, vari pezzi; l’altro, del 1741, mostra un oca che non differisce in nessun modo da quelle vere: starnazza, si liscia le penne, becca del mangime, lo digerisce attraverso una soluzione chimica contenuta all’interno del corpo e la espelle biologicamente. Nel 1760 lo svizzero Pierre Draz fa scrivere a un pupazzo meccanico una lettera di parole e 15 anni più tardi il figlio Henry, presenta due impareggiabili artisti meccanici, “Il pittore” che esegue perfettamente ritratti, tra i quali quello della regina Maria Antonietta e “Il suonatore del clavicembalo” che delizia gli esterrefatti azionatori del giocattolo con pezzi di musica impegnata. Per questi automi, tanto perfetti, e per altri, i Draz furono sospettati come artefici di stregoneria e passarono non pochi guai. Appartiene alla leggenda il “Turco giocatore di scacchi” del barone Walfagong Von Kempelen del 1770; si racconta che questo personaggio di metallo e legno fosse in grado di giocare perfettamente a scacchi e fosse per di più imbattibile. 


BAMBOLE 

Nel ‘700 si svilupparono le industrie di giocattoli soprattutto tedesche di Norimberga, della Sassonia e del Tirolo che esportarono vari giocattoli molto raffinati e preziosi in tutta Europa: tra questi anche le bambole che diventano un oggetto di lusso solo per classi agiate e sono complete di corredo di vestiti e vengono costruite ogni volta con materiali diversi e molto resistenti. In Francia alle bambole ambasciatrici di novità della moda viene dato il nome di “Pandora”, perché nella mitologia greca Pandora era la donna creata da Vulcano per ordine di Giove e dotata dagli dei di ogni attributo che potesse attrarre la mente degli uomini. La bambola è opera di un plastificatore o modellatore, poi viene dipinta, decorata e vestita, infine venduta ai commercianti. Le più belle bambole in cera colata furono costruite dalle famiglie di Augusta Montanari e Domenico Pierotti che emigrano a Londra nel 1780: sembra che i loro avi avessero costruito bambole a Napoli fin dal XVI secolo. Ecco una notizia apparsa su “Mercure de France” il 27 luglio 1722. “La duchessa d’ Orleance ha regalato all’infanta una toilette superba adatta all’età della principessa insieme a una bellissima bambola dotata di un guardaroba completo. Le Pandore continuano a viaggiare instancabilmente attraverso l’Europa, fornite anche di appositi lasciapassare , paragonabili ai nostri passaporti. Con il trascorrere degli anni la crescente affermazione internazionale della moda francese, il termine “Pandora” viene lentamente sostituito da “Poupès” de la Rue Saint Honore “. Per rendere più agevoli le copie delle vesti in tutti i particolari, divenne sempre più necessario costruire queste messaggere di moda in grandezza naturale in modo che le clienti potessero anche provare i vestiti. Nel 1788 una sarta parigina “madame Eloffe” fornì ad un cliente una bambola a grandezza naturale vestita con abiti di corte a mò di manichino. Seguiva la lista degli abiti da ballo della bambola, delle sottane di velo e di broccato, di pizzo e di mussolina, delle cuffie e dei cappelli piumati. Nella Parigi della seconda metà del ‘700 il negozio più in voga per la vendita di bambole era “Jhuel”, in via Saint Denis che aveva “uno dei più famosi magazzini di giocattoli per bambini, bambole a molla e altri balocchi d’Inghilterra”. Durante il ‘700, la fabbricazione dei giocattoli in legno, ha un suo centro importante in Val Gardena, allora austriaca e sembra aver avuto origine nel 1703 grazie ad un intagliatore, Johann Demets. Negli anni seguenti,grazie anche alla capillare opera di distribuzione effettuata dai venditori ambulanti, questi semplici balocchi si avviano a diventare fonte di reddito per molte famiglie. Concorrenziali nel prezzo e prodotte in grande soppianteranno le eleganti bambole inglesi “Queen Anne” senza però riuscire a eguagliare il loro fascino particolare. Le bambole tedesche del 1700 hanno teste, mani e piedi scolpiti realisticamente, fini giunture a mortasa e tenone ma sembrano essere meno diffuse di quelle inglesi.