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l'albero della cuccagna


L'albero della cuccagna.

Il gioco dell'albero della cuccagna, consisteva nell'erigere un palo in mezzo ad una piazza, o in altri luoghi in occasione di feste popolari, e ingrassarlo con grasso animale abbondante. In cima al palo si appendevano polli, salami, sacchetti contenenti soldi o vari tipi d'alimenti; chi riusciva ad arrampicarsi e ad afferrare un premio appeso se lo portava via. 
Si giocava a squadre di 4 o piu’ persone che sostenendosi a vicenda cercavano di raggiungere la cima.
A rotazione(fra le varie squadre), si avevano a disposizione 2- 3 minuti per volta. Il primo puliva il grasso alla base dell’albero e lo “abbracciava”: il secondo gli saliva in spalla, puliva la sua parte di albero e poi abbracciava anche lui l’albero, e cosi’ via.
Durante i primi abbracci il palo era sempre molto “grasso” e i giocatori lo pulivano abbracciandolo e strofinandoci le braccia e poi con movimenti veloci delle braccia lo lanciavano via (spesso addosso ai curiosi che si erano avvicinati di piu’).
I premi erano messi in alto, in maniera che l’ultimo concorrente non ci sarebbe arrivato solo appoggiandosi sulle spalle del suo compagno, ma avrebbe dovuto arrampicarsi un poco, proprio sulla parte piu’ scivolosa del palo.

Anche il grande poeta genovese Eugenio Montale parla del gioco dell'albero della cuccagna nella poesia "La regata". 
Questo gioco si fa ancora adesso, ma con sacchetti di patatine, caramelle, dolciumi, ecc.

Questo gioco è di derivazione medioevale. Alle corti dei re e nelle piazze dei mercati c'erano quasi sempre dei giocolieri, che servivano a intrattenere il pubblico e il re: l'albero della cuccagna era invece uno dei giochi no dei giochi  al quale partecipavano i giovani  del paese, con l'aspirazione di ottenere un po' di gloria e soprattutto con la speranza di vincere i premi in cibo appesi.

Veniva giocato il primo maggio e ancora oggi nelle campagne, si innalza l'albero della cuccagna, il "Maibaum", ben vigilato perché dai paesi vicini non venga rubato o mozzato per scherzo.

 

Qualche foto: